Lo “spettacolo” non è per noi la fine di un percorso di ricerca, di studio e di lavoro, ma è un ulteriore passo verso un completamento, che non si prefigge di raggiungere necessariamente ciò che a priori ci eravamo proposti. La fase creativa di ogni lavoro ci sorprende di volta in volta indirizzandoci verso qualcosa che ci è sconosciuto, così che da attori, emozionandoci, possiamo sperare di emozionare e sorprendendoci possiamo sperare di sorprendere.
Ogni “corso d’opera” nasce da un’intuizione, una tematica che abbraccia l’interesse di tutta la società o/e ancora più estesamente dell’essere umano. Tematiche che sentiamo debbano essere indagate attraverso il mezzo teatrale, che è l’unico, crediamo, che possa porsi non fornendo una verità, ma conducendo il pubblico dentro l’argomento trattato, consentendo un’elaborazione propria della verità.
La metodologia di lavoro si basa su una profonda conoscenza tecnica della tematica trattata, dando molto spazio a quello che altri artisti hanno elaborato in merito, interviste a gente comune, articoli giornalistici, senza discriminare a priori le fonti.
Questa mole di materiale viene studiata, discussa dall’intero gruppo di lavoro e si può così passare alla fase improvvisativa di ogni scena, registrando il lavoro e rielaborarlo successivamente. In una continua stesura e ristesura di un lavoro di per se aperto a ogni mutamento e rielaborazione.
Lo stesso momento della “prima” è un ulteriore fase in cui raccogliamo impressioni, umori, spunti dal pubblico che diventa cosi parte attiva di un lavoro fluido in continuo divenire.